Dazi Usa al 50% su acciaio e alluminio, cosa cambia per l’Europa

Trump raddoppia i dazi su acciaio e alluminio portandoli al 50%. Per gli analisti è una mossa suicida che rischia di portare all'aumento dei prezzi nel mercato interno

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 31 Maggio 2025 15:18

Donald Trump sui dazi non lascia, ma raddoppia: l’inquilino della Casa Bianca ha annunciato che i dazi su acciaio e alluminio importati passeranno dal 25% al 50%.

La misura entrerà in vigore mercoledì 4 giugno e avrà conseguenze non solo sull’economia americana, ma anche sui suoi principali partner commerciali, a partire da Unione Europea, Canada e Australia.

La reazione dell’Ue

Trump ha fatto il suo annuncio, che rappresenta un’escalation nella guerra dei dazi, durante un comizio nella storica sede della Us Steel a Pittsburgh. La mossa di Trump ha già avuto effetti sui mercati: le azioni del produttore Cleveland-Cliffs sono salite del +26%.

La Commissione europea ha espresso “profondo rammarico” per la decisione americana, avvertendo che l’aumento dei dazi “mina inoltre gli sforzi in corso per raggiungere una soluzione negoziata” e accresce l’incertezza per l’economia globale.

Bruxelles ha commentato che l’inasprimento delle tariffe comporterà aumenti di prezzo per le industrie e i consumatori su entrambe le sponde dell’Atlantico, oltre a compromettere la fiducia nei rapporti commerciali multilaterali. L’Unione europea, già in trattativa con Washington per evitare lo scontro tariffario, potrebbe ora considerare contromisure o una sospensione dei colloqui.

Donald Trump, va ricordato, considera i dazi una mossa dalla doppia natura:

  • sotto il profilo politico, i dazi sono uno strumento negoziale per spingere gli interlocutori internazionali ad accettare condizioni più favorevoli agli Usa;
  • sotto il profilo economico, con i dazi Trump spera di convincere le aziende di mezzo mondo ad aprire sedi sul suolo americano, così da abbattere la disoccupazione.

Non tutti i dazi sono stati congelati dalla sentenza della Corte del Commercio Internazionale. Fra quelli rimasti in vigore ci sono anche quelli su acciaio e alluminio.

Le reazioni in Canada e Australia

Durissima anche la reazione del Canada, che insieme agli Stati Uniti ha costruito una delle catene di approvvigionamento più integrate al mondo nel settore siderurgico.

La Camera di Commercio canadese ha definito la misura “antitetica alla sicurezza economica nordamericana”. Candace Laing, presidente dell’ente, ha denunciato “gravi costi per entrambi i Paesi” derivanti dallo smantellamento di filiere altamente efficienti e interdipendenti, soprattutto nei settori automobilistico, edilizio e manifatturiero.

Il Canada teme che l’aumento dei dazi abbia effetti a catena su occupazione, investimenti e competitività, soprattutto in un momento in cui i rapporti tra Ottawa e Washington si erano appena stabilizzati dopo le tensioni dell’era Trump.

Anche l’Australia, alleato strategico degli Stati Uniti nell’Indo-Pacifico, ha criticato fortemente l’iniziativa. Il ministro del Commercio Don Farrell ha parlato di una misura “ingiustificata e non degna di un Paese amico”, sottolineando come i dazi rappresentino una forma di autolesionismo economico. L’Australia, che esporta significativi volumi di alluminio verso gli Stati Uniti, ha ribadito l’intenzione di “continuare a negoziare per la rimozione delle tariffe” e difendere il principio del commercio libero ed equo.

Impatto globale

Secondo il Dipartimento del Commercio Usa, nel 2024 gli Stati Uniti hanno importato 26,2 milioni di tonnellate di acciaio, rendendoli il maggior importatore mondiale (esclusa l’Ue). Il valore complessivo delle importazioni colpite dai dazi, ovvero 289 categorie di prodotti tra cui lavelli, pentole, componenti per climatizzatori, supera i 147 miliardi di dollari.

L’aumento delle tariffe, come scrive il Wall Street Journal, rischia di far lievitare i prezzi interni per industrie e consumatori americani, ma rappresenta anche un chiaro segnale elettorale: Trump ha scelto la Pennsylvania, Stato strategico per la Casa Bianca in quanto “swing State” (Stato elettoralmente in bilico fra repubblicani e democratici), per rilanciare il proprio messaggio nazionalista e protezionista.