Quali dazi sono in vigore dopo la sentenza contro Trump

La sentenza limita i poteri di Trump sui dazi, lasciando in vigore quelli strategici e bloccando quelli unilaterali, con conseguenze per aziende, consumi interni e relazioni con l’Europa

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 30 Maggio 2025 08:19

La Corte del Commercio Internazionale ha ritenuto illegittimi alcuni dei dazi introdotti da Donald Trump attraverso poteri straordinari, aprendo un nuovo fronte nella lunga battaglia tra Casa Bianca e sistema giudiziario.

Il presidente ha reagito bollando la decisione come “politica” e “orribile”, mentre l’amministrazione si è mossa subito per ottenere una sospensiva in attesa dell’appello.

Ad oggi restano in vigore i dazi sull’acciaio (25%), sull’alluminio (10%), sulle auto importate (fino al 25%) e quelli contro la Cina basati sul Trade Act del 1974. Sono stati invece annullati i dazi generalizzati del 10%, quelli del 25% su Messico e Canada legati all’immigrazione, e il 20% aggiuntivo contro la Cina per la questione fentanyl.

Le tariffe che Washington continua ad applicare

La decisione della Corte non ha riguardato i dazi applicati con strumenti normativi precedenti, come la Section 232 e la Section 301.

Rimangono quindi in vigore le tariffe del 25% sull’acciaio e del 10% sull’alluminio, introdotte nel 2018 e riattivate nel 2025 per motivi, secondo Trump, di sicurezza nazionale.

Restano anche i dazi sulle auto straniere, che possono arrivare fino al 25%, giustificati con lo stesso meccanismo normativo.

Non vengono toccate neppure le tariffe contro la Cina imposte con il Trade Act del 1974, che colpiscono circa 250 miliardi di dollari di beni cinesi con aliquote medie intorno al 15%.

Quali sono i dazi annullati dalla Corte Usa: l’elenco

La Corte ha invece dichiarato illegali e da bloccare tutti i dazi introdotti da Trump tramite ordini esecutivi fondati sull’International Emergency Economic Powers Act (Ieepa) in assenza di autorizzazione del Congresso. In particolare, la sentenza ha annullato:

  • il dazio globale del 10% su quasi tutte le importazioni, parte del piano Liberation Day Tariffs;
  • il 25% di dazi su Messico e Canada, motivati da immigrazione e traffico di droga;
  • il 20% di dazio aggiuntivo contro la Cina, motivato dalla crisi del fentanyl.

Per i giudici, i motivi addotti non bastano a giustificare il ricorso ai poteri previsti dall’Ieepa. Il commercio estero squilibrato, la pressione migratoria e la questione fentanyl non rientrano, secondo la Corte, tra le minacce di natura eccezionale che consentono al presidente di scavalcare il Congresso.

Cosa cambia per le imprese e i consumatori americani

Alla luce della sentenza, per imprese e consumatori americani non cambia tutto, ma qualcosa sì. Le aziende continueranno a pagare dazi rilevanti sull’acciaio, sull’alluminio, sulle auto e su una vasta quota di beni importati dalla Cina. Questi costi, già ampiamente incorporati nei bilanci e nelle catene di fornitura, rimangono.

Ciò che cambia, invece, è l’esclusione di tre categorie di dazi introdotte in modo unilaterale e giudicate prive di base legale. Se la sentenza verrà confermata, questi dazi non potranno più essere imposti senza un passaggio parlamentare.

Questo significa che decine di miliardi di dollari di importazioni tornerebbero libere da sovrattasse, con un potenziale alleggerimento dei costi per molte filiere.

Dal punto di vista dei consumatori, l’effetto immediato è limitato. Ma se le tariffe annullate sparissero davvero nei prossimi mesi, i prezzi di alcuni prodotti (soprattutto beni non strategici ma ad alta rotazione) potrebbero stabilizzarsi o ridursi leggermente.

Cosa cambia per l’Italia dopo la decisione della Corte

Per l’Italia l’impatto è indiretto e minimo. I dazi americani su acciaio, alluminio e auto restano in vigore. Le imprese italiane che producono negli Stati Uniti o esportano verso quel mercato continueranno a operare con costi maggiorati e margini compressi, esattamente come prima della sentenza.

La parte sospesa dalla Corte, ossia i dazi generalizzati del 10%, avrebbe colpito anche l’Italia, insieme a tutti gli altri partner commerciali di Washington. La loro rimozione, se confermata, evita un aggravio diffuso sulle esportazioni italiane di beni a medio valore aggiunto (moda, alimentare, meccanica leggera, ecc.), che rappresentano una quota consistente dell’interscambio.

La sospensione rafforza l’Unione Europea nei negoziati con Washington, frenando l’espansione di misure unilaterali.

Trump contro i giudici: la reazione furiosa alla decisione sui dazi

Donald Trump ha definito la sentenza “orribile” e “politica”, accusando i giudici di voler distruggere il potere esecutivo. Ha annunciato ricorso immediato alla Corte Suprema e accusato la magistratura di “golpe giudiziario”.

La maggioranza del Partito Repubblicano si è schierata con lui, mentre i Democratici hanno celebrato la decisione come ripristino dello Stato di diritto e freno all’abuso di potere.