Perché puntare sui bond societari EM: il caso di Cile e Turchia

La view di Nuveen nell'analisi a cura di Katherine Renfrew, Head of Emerging Markets Corporates and Quasi-Sovereigns

Pubblicato: 5 Giugno 2025 15:30

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Redazione

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I mercati emergenti offrono una serie di opportunità ampie e diversificate, dai mercati dei capitali consolidati come il Brasile e i grandi capitali dell’Arabia Saudita, ai mercati di frontiera del Ghana e dell’Ucraina. Lo sottolinea Katherine Renfrew, Head of Emerging Markets Corporates and Quasi-Sovereigns di Nuveen spiegando che uno dei migliori esempi della varietà dei mercati del debito emergente è rappresentato dalla dispersione dei rendimenti. L’esperta si basa sui dati degli ultimi dieci anni solari precisando che ogni anno presenta una marcata differenza di rendimento tra i Paesi con le migliori e le peggiori performance. Nel 2024, ad esempio, il Paese con la performance migliore ha ottenuto un rendimento del 118%, mentre quello con la performance peggiore ha subito un calo di quasi il 6% – una forbice di 124 punti percentuali.

Perché puntare sui bond societari EM

I rendimenti medi dei primi cinque e degli ultimi cinque mostrano un andamento simile, con un range per il 2024 di oltre 80 punti percentuali. Inoltre, i dati mostrano che le grandi differenze nei rendimenti fra Paesi sono un problema costante ogni anno nel debito dei mercati emergenti. Per determinare come posizionare al meglio l’esposizione a un paese di un portafoglio di debito emergente è necessaria una comprensione completa del rischio paese.

Fattori come la crescita economica, la dinamica dell’inflazione, le ragioni di scambio e i livelli di indebitamento sovrano influenzano il profilo di rischio e il potenziale di rendimento di un Paese. Di conseguenza, i fattori di rischio sovrano sono in genere i principali driver della performance del debito, soprattutto su orizzonti temporali più lunghi.

Ampliare il set di opportunità

La possibilità di esprimere la propria convinzione nei confronti di un Paese attraverso le società e i titoli sovrani offre agli investitori ulteriori leve per generare forti rendimenti aggiustati per il rischio rispetto a un portafoglio di soli titoli sovrani (che limita la leva intra-paese in gran parte al posizionamento della curva). Inoltre, l’ampliamento del set di opportunità alle obbligazioni societarie offre maggiori possibilità di diversificazione e di gestione dei rischi di duration e di qualità. Gli emittenti corporate che si stanno affacciando sul mercato stanno emettendo titoli di debito ampliando così il set di opportunità e offrendo diversificazione e rendimento. Si prevede che questa tendenza continui: nel 2025, le società EM emetteranno 383 miliardi di dollari, quasi il doppio delle emissioni sovrane in valuta forte.

I bond societari possono svolgere un ruolo significativo nella gestione del rischio di ribasso e del rischio attivo di un portafoglio in valuta forte, consentendo agli investitori di catturare l’alfa in modo più efficiente.

Il caso Cile

Il Cile ha uno dei fondamentali creditizi più solidi dell’America Latina e vanta uno dei rating più stabili tra i mercati emergenti, con un profilo di rating A2, A e A- rispettivamente da parte di Moody’s, S&P e Fitch. Grazie ai solidi fondamentali del Cile e al miglioramento sul fronte degli sviluppi istituzionali, il suo mercato corporate e quasi-sovrano è fiorito, offrendo un insieme robusto e diversificato di emittenti in una serie di settori e profili di rating. Guardando al di là del debito sovrano, gli investitori possono sfruttare la stabilità del contesto macroeconomico cileno, ma anche essere adeguatamente compensati con interessanti opportunità di rendimento e di spread.

E Turchia

Anche la Turchia offre un’ampia gamma di emissioni societarie che rappresentano ulteriori leve per gli investitori, a seconda del contesto economico. Gli esportatori, ad esempio, possono potenzialmente trarre vantaggio da un deprezzamento della valuta grazie alla riduzione dei costi dei fattori produttivi nel proprio Paese e all’aumento dei prezzi dei prodotti esportati (se aggiustati per la valuta nazionale). Molte società e banche private turche sono riuscite a superare con successo i passati cicli di turbolenza economica, e questo dovrebbe continuare a fornire fiducia degli investitori in caso di cambiamento delle posizioni politiche. La possibilità di investire in questo tipo di emittenti è una leva importante per gestire l’esposizione al Paese e il profilo di rischio del portafoglio.

I dati di correlazione supportano la tesi che l’aggiunta di obbligazioni societarie non introduce necessariamente un maggiore rischio attivo, misurato dal tracking error.

Un’ulteriore considerazione è il rischio di concentrazione. Un portafoglio che può investire sia in obbligazioni societarie che in titoli sovrani dovrebbe essere in grado di minimizzare i rischi rispetto a portafogli sovrani e societari gestiti separatamente. Per i portafogli incentrati sui titoli sovrani, le decisioni di selezione dei titoli consistono generalmente nel posizionamento della curva e, nel migliore dei casi, in una manciata di titoli quasi sovrani che possono offrire un modesto spread rispetto alla controparte sovrana. La leva più importante per la determinazione dei rendimenti è la ponderazione relativa dei Paesi rispetto al benchmark, ossia l’allocazione per Paese.

Sebbene si tratti di una leva preziosa, un’eccessiva enfasi sulle ponderazioni per Paese può portare a sostanziali periodi di sottoperformance anche se solo alcune di queste posizioni attive vanno male, in particolare tra i crediti con rating più basso, dove aumenta il rischio di default. Esempi di questo tipo sono i portafogli che hanno ipotizzato un elevato recupero per il default del debito venezuelano nel 2018 prima dell’applicazione delle sanzioni, portafogli rialzisti sull’Argentina prima della sconfitta alle primarie del presidente Macri nel 2019 e portafogli che hanno sottovalutato la portata dell’invasione russa dell’Ucraina all’inizio del 2022 e la risposta rapida e coordinata dell’Occidente per isolare la Russia dai mercati globali. Quei portafogli hanno subito notevoli ribassi che potrebbero richiedere molti trimestri o addirittura anni per essere recuperati, conclude l’esperta.

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