La guerra mette a rischio 61 miliardi di euro in Italia

Il 40% dell’import italiano dell'energia arriva da aree in guerra. Allo stesso tempo, le guerre minacciano l'export, pesando soprattutto sulle micro e piccole imprese. L’allarme di Confartigianato

Foto di Mauro Di Gregorio

Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 21 Giugno 2025 12:56

L’export italiano rischia di risentire delle nuove tensioni internazionali, come evidenzia un’analisi del Centro Studi di Confartigianato.

Dallo studio emerge che i conflitti in corso in Medio Oriente, così come la guerra tra Russia e Ucraina e le persistenti tensioni tra India e Pakistan mettono a rischio 61,4 miliardi di euro di esportazioni italiane, così come quasi la metà del nostro approvvigionamento energetico.

Le Pmi sono le più esposte

Le esportazioni verso 25 Paesi coinvolti in guerre o situazioni di instabilità rappresentano il 9,8% dell’export dell’Italia, in totale.

Il pericolo non è solo teorico: si tratta di mercati in cui il made in Italy è fortemente presente con produzioni ad alta intensità di micro e piccole imprese, in settori chiave come moda, gioielleria, occhiali, alimentari, arredamento e prodotti in metallo. In totale, si tratta di circa 20,3 miliardi di esportazioni in comparti ad alta artigianalità.

Questi i dati andando nel dettaglio:

  • 27,1 miliardi di euro provengono dal Medio Oriente;
  • 21,9 miliardi dai Paesi confinanti con l’area (Egitto, Libia, Turchia);
  • 6,6 miliardi da Russia, Ucraina e Bielorussia;
  • 5,8 miliardi da India e Pakistan.

I rischi per l’energia

Il dato che preoccupa di più riguarda l’energia dal momento che il 40,7% dell’import energetico nazionale, che è pari a 27,6 miliardi di euro, proviene da 17 Paesi coinvolti in conflitti o che sono comunque a rischio instabilità. Si tratta di una dipendenza che espone il sistema produttivo italiano a vulnerabilità estreme in caso di blocchi o escalation.

Il nodo dello Stretto di Hormuz

Particolarmente critico è il ruolo dello Stretto di Hormuz, snodo strategico da cui transita circa il 30% del petrolio trasportato via mare a livello globale. Da questo canale nel 2025 sono passate merci energetiche per 9,6 miliardi di euro, pari al 14,2% del totale import italiano. I principali fornitori dell’Italia che utilizzano questo passaggio sono:

  • Arabia Saudita (3,5 miliardi tra greggio e raffinato);
  • Iraq (2 miliardi);
  • Qatar (2,5 miliardi di Gnl);
  • Emirati Arabi Uniti (0,7 miliardi);
  • Kuwait (0,6 miliardi).

Ma le preoccupazioni per lo Stretto di Hormuz sono di scala globale: secondo le stime di J.P. Morgan, un attacco diretto alle infrastrutture energetiche iraniane o un blocco temporaneo dello stretto potrebbe far schizzare il prezzo del barile fino a 120 dollari, con un effetto domino sull’inflazione mondiale.

Si ricorda che dallo Stretto di Hormuz non passa solo petrolio, ma anche gas e manifattura.

Export italiano in zone di guerra e aree a rischio

Preoccupa il fatto che i dati aggiornati al primo trimestre 2025 mostrano già un certo rallentamento generale dell’export italiano verso le aree a rischio, con una flessione complessiva del -0,6%. Particolarmente colpiti i Paesi del Nord Africa e del Caucaso ovvero:

  • Egitto, Libia e Turchia -14,7%;
  • Russia, Ucraina e Bielorussia -10,4%.

In controtendenza, invece, il Medio Oriente (+13,7%) e l’area India-Pakistan (+6%). Trainano le esportazioni in particolare:

  • Kuwait: +154,2%;
  • Emirati Arabi Uniti: +21,5%;
  • Arabia Saudita: +10,1%.

Incertezza anche dai dazi Usa

Ma oltre alle zone di guerra, a creare insicurezza ci sono anche i dazi Usa più volte sventolati come una minaccia e più volte ritoccati. Al momento, nonostante tale incertezza, si è registrata la crescita dell’export italiano verso gli Usa.

Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, lancia l’allarme: “Creare stabilità è indispensabile per la tenuta del made in Italy”.