I buoni fruttiferi postali sono una delle forme di risparmio e investimento più amate dagli italiani. Il motivo è che sono prodotti sicuri, semplici da capire e garantiti dallo Stato. Proprio perché sono spesso acquistati può capitare che vengano dimenticati nel cassetto per anni per cui può sorgere il dubbio sulla loro durata. Capire se i titoli ordinari durano 20 o 30 anni è importante non soltanto per sapere quando si potrà riscuotere la cifra investita con gli interessi ma anche per evitare delle brutte sorprese. Ecco dunque maggiori informazioni in merito e quanto rendono oggi i titoli ordinari.
Indice
Quanto durano i bfp ordinari, 20 o 30 anni?
La durata dei buoni fruttiferi postali ordinari dipende dalla data in cui sono stati emessi e quindi da quella in cui sono stati sottoscritti.
Se il proprio titolo è stato emesso entro il 27 dicembre 2000 fa parte della serie “Z” e ha una durata di 30 anni. Significa quindi che si possono tenere fino a 30 anni dalla data di emissione e continuano a maturare interessi per tutto quest’arco temporale, esattamente fino al 31 dicembre dell’anno in cui scadranno.
Ecco un esempio:
Giacomo ha un buono fruttifero postale ordinario emesso il 15 ottobre 1998. Gli interessi relativi a tale titolo continueranno a maturare fino al 31 dicembre 2028.
I buoni postali trentennali maturano:
- interessi in regime di capitalizzazione composta nei primi 20 anni con capitalizzazione composta, significa che ogni volta si calcolano anche sugli interessi precedenti;
- interessi in regime di capitalizzazione semplice dal 21° al 30° anno ovvero si calcolano sempre sulla cifra iniziale senza calcolare gli interessi già maturati.
Per quanto riguarda, invece, i buoni emessi a partire dal 28 dicembre 2000 e quindi dalla serie “A1” o successive, in questo caso la durata è di 20 anni. Trascorso esattamente tale arco temporale, i buoni non maturano più interessi.
Esempio:
Giacomo ha un buono emesso il 10 gennaio 2025. Esso scadrà il 10 gennaio 2025 per cui dopo tale data non produrrà più interessi.
Per tutti i 20 anni, gli interessi dei buoni ordinari si calcoleranno sempre con capitalizzazione composta.
Cosa succede se i buoni fruttiferi postali scadono?
I bfp, come spiegato, smettono di produrre interessi dal giorno successivo alla scadenza. Ciò vale per tutti i buoni, sia i cartacei che i dematerializzati. Nel caso si abbia un titolo cartaceo, una volta scaduto, si avranno a disposizione 10 anni per riscuotere il capitale e gli interessi. Se tale arco temporale non si rispetterà, scatterà la prescrizione a seguito della quale si perderà il diritto di ricevere il denaro investito e gli interessi.
Se il buono cartaceo è stato emesso fino al 13 aprile 2001, l’importo non riscosso andrà al Mef. Se invece il titolo è stato emesso dal 14 aprile 2001 in poi, i soldi verranno trasferiti a un Fondo speciale per i depositi dormienti gestiti sempre dal Mef.
Nel caso si abbia invece un buono dematerializzato ovvero registrato elettronicamente, senza carta, la prescrizione non avverrà mai. Il rimborso avverrà infatti in automatico alla scadenza e l’importo composto da capitale più interessi verrà accreditato direttamente sul conto di regolamento associato al buono che potrà essere un libretto di risparmio o un conto BancoPosta. Il buono, però, dovrà avere la medesima intestazione di uno tra questi prodotti.
Quanto fruttano oggi i buoni ordinari?
Tra i migliori buoni fruttiferi postali di maggio ci sono proprio gli ordinari che durano 20 anni dalla data di sottoscrizione. Tali titoli offrono un rendimento fisso ovvero un guadagno stabilito in precedenza che cresce nel corso del tempo. Più a lungo si tiene il buono, quindi, più si guadagnerà. Nel caso, però, si voglia chiedere il rimborso prima che sia trascorso un anno dalla sottoscrizione non si maturerà alcun interesse.
Quest’ultimo:
- si calcolerà ogni due mesi e quindi sarà bimestrale;
- verrà capitalizzato ogni anno per cui si aggiungeranno interessi a quelli già maturati.
I buoni ordinari così come tutti gli altri potranno essere intestati solo a persone fisiche e quindi a privati cittadini. Si potranno anche cointestare ma massimo tra quattro soggetti. Non si potranno invece cointestare buoni:
- tra un adulto e un minorenne;
- due minorenni.
Come spiegato, poi, nel caso si acquisti un buono dematerializzato, poi, l’intestazione dovrà essere la stessa del conto corrente postale o del libretto di risparmio al quale è collegato.
Si potranno acquistare buoni ordinari solo a partire da 50 euro e multipli di tale cifra e in una giornata lavorativa se ne potranno sottoscrivere fino a 1.000.000 euro.
Per quanto riguarda i rendimenti, le condizioni in vigore dall’11 febbraio 2025 comunicano che:
- al termine del 1°, 2° o 3° anno, si avrà un tasso annuo lordo dello 0,75%;
- al termine del 4° anno, il rendimento sarà dello 0,81%;
- alla fine del 5° anno, il tasso lordo sarà dell’1,05%;
- alla fine del 6° anno, il rendimento sarà dell’1,25%;
- alla fine del 7° anno dell’1.39%;
- alla fine dell’8° anno, il tasso sarà dell’1,53%;
- alla fine del 9° anno, il rendimento sarà dell’1,66%;
- al termine del 10° anno, il tasso sarà dell’1,80%;
- alla fine dell’11° anno, il rendimento sarà dell’1,91%;
- dopo 12 anni, il tasso sarà del 2%;
- dopo 13 anni, il rendimento annuo lordo sarà del 2,15%;
- dopo 14 anni, il tasso sarà del 2,28%;
- alla fine dei 15 anni, il tasso sarà del 2,39%;
- alla fine dei 16 anni, il rendimento sarà del 2,50%;
- al termine dei 17 anni, il tasso di interesse sarà del 2,62%;
- dopo 18 anni, il rendimento sarà del 2,72%;
- dopo 19 anni, il tasso di interesse sarà del 2,84%;
- dopo 20 anni, il rendimento effettivo annuo lordo sarà del 3%.
Ecco un esempio di rendimento:
Supponiamo di acquistare un buono fruttifero postale del valore di 3000 euro. Dal calcolatore di Poste Italiane, si evince che il valore netto alla scadenza sarà di 5.115,48 euro. Quest’ultimo corrisponde alla somma dell’importo inserito e degli interessi previsti al netto della ritenuta fiscale sugli interessi. Nel calcolo non è però considerata l’imposta di bollo che si calcola in base alla normativa vigente. Tale titolo scadrà poi il 27 maggio 2045 e andrà in prescrizione il 28 maggio 2045.
Si ricorda che i buoni postali sono soggetti a una tassazione sugli interessi del 12,50% come accade con i titoli di Stato e che sono soggetti a un’imposta di bollo dello 0,2% sul capitale se il loro valore complessivo supera i 5.000 euro.
Inoltre, dal 3 aprile scorso, i buoni insieme ai titoli di Stato sono fuori dall’Isee. Le dichiarazioni sotituitve uniche che erano già state presentate nell’anno in corso resteranno comunque valide fino alla nuova scadenza. Ci sarà però la possibilità di richiedere una nuova attestazione presentando una nuova Dsu calcolata secondo la normativa di recente introduzione.