Le banche comprano sempre più oro, volumi raddoppiati in 3 anni

Acquisto d’oro quintuplicato dalle banche centrali emergenti: la nuova strategia dietro la corsa al metallo giallo, che si conferma il bene rifugio per eccellenza

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 29 Maggio 2025 12:42

Negli ultimi tre anni, le banche centrali dei soli Paesi emergenti hanno aumentato gli acquisti d’oro di 5 volte. Un dato, questo, che va oltre le fluttuazioni cicliche del mercato e segnala un cambio di paradigma strategico nelle politiche di riserva monetaria globale. Lo attesta una recente analisi di Goldman Sachs Research, che, supportata dai dati del World Gold Council.

Complessivamente, in tutto il mondo, hanno acquistato complessivamente 3.217 tonnellate di oro dal 2022 al 2024, con aumento di 2,5 volte le 1.310 tonnellate accumulate tra il 2019 e il 2021. Ma cosa si nasconde dietro questa vera e propria corsa al metallo giallo? Perché l’oro è tornato al centro delle strategie monetarie? E quali implicazioni economiche e geopolitiche dobbiamo aspettarci?

L’oro si conferma il bene rifugio per eccellenza

Per comprendere questa tendenza, occorre partire da un evento spartiacque: l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022. Le sanzioni imposte dai Paesi occidentali e, in particolare, il congelamento di circa 300 miliardi di dollari di riserve estere della banca centrale russa, hanno risvegliato nelle capitali emergenti una profonda consapevolezza: le riserve in valute estere non sono sempre sicure, soprattutto se detenute in Paesi potenzialmente ostili. L’oro, in quanto asset fisico non soggetto a giurisdizioni estere, si è riaffermato come baluardo di indipendenza finanziaria.

Le recenti ondate di acquisti, quindi, riflettono proprio la volontà di proteggersi da incertezze economiche e rischi geopolitici, tra cui il rischio sanzionatorio. In altre parole, come confermato dal Fondo Monetario Internazionale, l’oro oggi viene considerato una forma di assicurazione monetaria sovrana. È il bene rifugio per eccellenza.

Perché cresce l’interesse per l’oro

L’oro, a differenza di dollari, euro o titoli del Tesoro statunitensi, non può essere congelato da un’autorità straniera, non può essere “stampato” a piacimento e non dipende dalla solvibilità di un emittente.

A rafforzare l’interpretazione strategica del fenomeno ci sono anche i numeri sulle riserve auree attualmente detenute. I Paesi sviluppati detengono ancora oggi una quota molto elevata di oro nei loro portafogli: Italia, Francia e Germania superano il 70%, così come gli Stati Uniti. Questi livelli sono eredità della “gold standard era”, quando il valore delle monete era direttamente ancorato all’oro.

Al contrario, Cina e India — due delle principali economie emergenti — mostrano una presenza aurea molto più contenuta: 5% per la Cina, 11% per l’India. Il grosso delle loro riserve è ancora in valuta estera, prevalentemente dollari. Questo squilibrio ha creato un forte incentivo a ribilanciare le riserve, soprattutto in un contesto dove la fiducia nel dollaro americano sta lentamente erodendo tra alcuni attori geopolitici.

Secondo Goldman Sachs, l’obiettivo di lungo termine per molte banche centrali emergenti potrebbe essere portare la quota d’oro al 20% del totale delle riserve. E raggiungere questo traguardo richiederebbe ulteriori acquisti per centinaia, se non migliaia, di tonnellate di oro nei prossimi anni.

L’effetto sui prezzi

Questa domanda crescente di oro da parte delle banche centrali ha avuto — e continuerà ad avere — un impatto diretto sul prezzo. In parallelo all’interesse istituzionale, anche gli investimenti privati in fondi di investimenti quotati in borsa e legati all’oro sono cresciuti. Ma è proprio l’acquisto sovrano, secondo Goldman Sachs, a rappresentare il principale motore rialzista del prezzo dell’oro.

Se la domanda delle banche centrali prosegue a ritmi simili, l’istituto prevede che l’oro potrebbe arrivare a 3.700 dollari l’oncia entro la fine del 2025. Un livello mai visto nella storia moderna, che ridefinirebbe i parametri di valutazione del bene.

È il momento giusto per investire in oro?

Investire sull’oro non è una mossa priva di rischi. L’oro non genera interessi, non offre dividendi e il suo valore può essere molto volatile nel breve termine. Ma, in un’ottica di lungo periodo e in un contesto di forte incertezza, molti governatori centrali sembrano considerarlo un male necessario. Anche perché, nel caso di nuove crisi valutarie, tensioni internazionali o shock inflazionistici, il metallo prezioso conserva un ruolo unico: essere una riserva di valore universalmente accettata e facilmente liquidabile.

Quello che stiamo osservando non è solo una tendenza di mercato, ma una trasformazione della geopolitica monetaria. Le banche centrali dei Paesi emergenti stanno ridefinendo il concetto stesso di sicurezza finanziaria, spostando progressivamente l’ago della bilancia verso l’oro. Non è più solo una materia prima o un bene rifugio per investitori nervosi: è diventato uno strumento di sovranità e resilienza nazionale.