Siccità in Italia, senz’acqua ogni ettaro perde 13.500 euro

Oggi la siccità svaluta ogni ettaro di terreno di una media di 13.500 euro. Ipotizzando una siccità cronica e diffusa in Italia, il danno economico sarebbe stimabile in 92,2 miliardi di euro

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 17 Giugno 2025 13:03

Il 17 giugno si celebra la Giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità, istituita dalle Nazioni Unite nel 1995 per promuovere un uso sostenibile delle risorse idriche.

E con l’estate alle porte torna l’allarme per la siccità che ormai colpisce cronicamente le campagne italiane, svalutando i terreni e flagellando l’economia agricola.

La siccità svaluta i terreni

L’Università di Trieste stima che il valore agricolo medio delle colture economicamente più importanti (seminativo, frutteto, orto e prato) si aggira sui 40.000 euro all’ettaro. Il picco si raggiunge al Nord con 52.000 euro ad ettaro e il minimo si raggiunge al Centro con 20.000 euro l’ettaro.

La mancanza di irrigazione, valutano i ricercatori dell’Ateneo triestino, può abbattere il valore di un terreno agricolo di circa 13.500 euro per ettaro, soprattutto in coltivazioni ad alto valore.

Secondo i dati della Banca Mondiale risalenti al 2020, in Italia la superficie coltivabile ammonta a 6 milioni e 831mila ettari. Facendo un’operazione aritmetica si può stimare che, nello scenario peggiore, ovvero in quello in cui nessun terreno agricolo possa avere accesso all’acqua a causa di una siccità estrema, il danno economico teorico sarebbe di 92,2 miliardi di euro.

Si tratta, naturalmente, di una proiezione estrema dal momento che, quando scatta la siccità, gli imprenditori agricoli pagano i permessi per irrigare rivolgendosi ai consorzi irrigui, comprano l’acqua tramite i pozzi e le autobotti dei privati o pregano per un temporale estivo.

Le colture specializzate sono le più sensibili alla presenza di acqua. I frutteti aumentano il loro valore del 35% se irrigati, gli orti addirittura dell’82%, mentre anche i prati, in particolare quelli settentrionali, beneficiano di un incremento del 48% grazie all’irrigazione.

Sud flagellato dalla siccità

Se al Nord, e in particolare in Veneto, le ultime settimane sono state segnate da piogge abbondanti e alluvioni localizzate, il Sud è costretto ad affrontare una nuova emergenza idrica. Per fare un esempio fra i molti possibili, in Puglia le precipitazioni di maggio sono state superiori del 32% rispetto alla media storica, ma le riserve idriche restano insufficienti.

Le dighe della Capitanata foggiana registrano un deficit di 60 milioni di metri cubi rispetto allo stesso periodo del 2023. E in Sicilia è ancora negli occhi degli abitanti della provincia di Enna l’immagine del Lago di Pergusa, luogo mitizzato dal ratto di Proserpina ad opera di Plutone, totalmente prosciugato nell’estate del 2024. Uno scenario desertico, lunare.

E la situazione della siccità in Italia, lo si può già prevedere, sarà aggravata dagli incendi che, puntualmente, ogni estate tornano a funestare boschi e campagne: gli agricoltori devono contendersi con i canadair e con le autobotti dei vigili del fuoco la poca acqua disponibile. Ma devono contendersi l’oro blu anche con le perdite idriche che disperdono il 42,4% dell’acqua.

Irrigare al momento giusto

L’Università di Trieste, attraverso il gruppo di idrogeologia guidato da Luca Zini, ha partecipato al progetto interregionale Acquavitis (Italia-Slovenia), studiando l’uso razionale delle risorse idriche nella viticoltura. I risultati mostrano che anche minime quantità d’acqua, se somministrate nei momenti giusti, possono salvare quantità e qualità del raccolto. Il punto cruciale è la programmazione idrica, che deve basarsi su un monitoraggio costante delle precipitazioni invernali e primaverili, fondamentali per la ricarica delle falde e dei suoli. La siccità non va quindi misurata solo d’estate, ma su scala annuale. La sfida, dunque, è scientifica ma anche politica.