Arriva il riso “geneticamente modificato” che fa bene all’ambiente

Cos'è e come è stato prodotto il riso con genoma modificato: è davvero la soluzione contro la crisi climatica? L'agricoltura sostenibile rimane una sfida aperta

Foto di Federica Petrucci

Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

Pubblicato: 8 Giugno 2025 11:04

L’India ha annunciato una svolta destinata a lasciare un segno profondo nel futuro dell’agricoltura e nella lotta al cambiamento climatico: la nascita del primo riso al mondo con genoma modificato. Sviluppato senza l’introduzione di geni estranei, promette una resa superiore, un ridotto impatto ambientale e una migliore adattabilità alle condizioni climatiche estreme. Si chiama Pusa DST Rice 1 e DRR Dhan 100 (Kamala) ed è frutto del lavoro dell’Indian Council of Agricultural Research, l’istituto di ricerca più autorevole del subcontinente in ambito agroalimentare.

Il riso con genoma modificato contro la crisi climatica

L’India è uno dei maggiori produttori di riso al mondo, ma anche uno dei più esposti agli effetti del cambiamento climatico. Inondazioni, ondate di calore, siccità e salinità del suolo mettono a rischio la produzione alimentare e la sopravvivenza di milioni di piccoli agricoltori. In questo contesto, il riso “geneticamente modificato” rappresenta una soluzione resiliente e sostenibile.

I dati forniti dagli scienziati sono eloquenti: il DRR Dhan 100 (Kamala) mostra una tolleranza significativamente aumentata a:

  • siccità;
  • salinità;
  • stress ambientali.

Ciò al netto di un incremento della resa del 19%, un risparmio di 7.500 milioni di metri cubi d’acqua per l’irrigazione e una riduzione delle emissioni di metano pari al 20%. Si tratta di un miglioramento straordinario, se si considera che il riso tradizionale è una delle colture con il più alto impatto ambientale in termini di emissioni di gas serra.

Anche il Pusa DST Rice 1 ha performance straordinarie: rende fino al 30% in più su terreni difficili come quelli salini o alcalini, aprendo scenari fino ad oggi considerati marginali o improduttivi. Secondo gli esperti, questo riso potrebbe aumentare del 20% la produzione complessiva nei contesti più sfavoriti.

Come funziona la mutazione di precisione

Le due qualità di riso sono state create ricorrendo all’uso di tecnologie di editing genomico di ultima generazione, ma senza l’introduzione di DNA estraneo. In particolare, l’India ha fatto ricorso all’approccio SDN-1 (Site-Directed Nuclease), in cui gli scienziati effettuano un “taglio” mirato del DNA e si affidano alla naturale capacità della cellula di autoripararsi. Il risultato è una mutazione specifica, selezionata con precisione, ma ottenuta senza manipolazioni esogene. In altre parole, è come se la natura avesse fatto da sola, ma con una guida.

Questo distingue nettamente il processo da quello utilizzato per gli OGM tradizionali, dove vengono introdotti geni provenienti da organismi differenti, cosa che ha generato per decenni forti resistenze e controversie etiche, politiche e ambientali.

Dopo il riso si punta anche ai legumi

Il Ministro indiano dell’Agricoltura, Shri Shivraj Singh Chouhan, ha parlato apertamente di una “seconda Rivoluzione Verde”, sottolineando l’intenzione del governo di estendere questo approccio anche ad altre colture chiave come la soia, i legumi e i semi oleosi.

Le nuove varietà saranno ora testate su larga scala e poi distribuite attraverso canali sia pubblici che privati, rendendole disponibili ai piccoli agricoltori, che rappresentano il cuore pulsante dell’agricoltura indiana e del Sud del mondo.

Agricoltura sostenibile: una sfida globale

L’obiettivo non è solo quello di garantire sicurezza alimentare, ma anche di fornire strumenti reali di adattamento climatico. Come ha dichiarato il professor Rajeev Varshney, esperto di fama internazionale presso la Murdoch University australiana, questo tipo di biotecnologie rappresenta una pietra miliare, perché consente di produrre di più, con meno risorse e in condizioni sempre più difficili.

L’impatto positivo delle nuove varietà di riso indiane non si limiterà al subcontinente. Se queste tecnologie saranno trasferite e adattate anche ad altri contesti – dall’Africa subsahariana al Sud-Est asiatico, fino alle regioni marginali del Mediterraneo – si potrà davvero parlare di un nuovo capitolo dell’agricoltura globale.

In un mondo in cui la popolazione continua a crescere e il cambiamento climatico minaccia le risorse disponibili, è fondamentale puntare su soluzioni scientifiche che coniughino produttività e sostenibilità. Il riso con genoma modificato presentato dall’India è un esempio di come si possa fare innovazione rispettando l’ambiente e le esigenze dei più vulnerabili.

Non sarà un cammino semplice. Le barriere normative, culturali e politiche sono ancora molte. Ma l’annuncio dell’India ci ricorda che la scienza può – e deve – essere alleata della sostenibilità.