Burgez chiude, 200 lavoratori del fast food italiano a rischio

L'irriverente catena di fast food di Simone Ciaruffoli chiuderà i 20 locali in Italia, dopo l'apertura della liquidazione giudiziale dal tribunale di Milano per i troppi debiti

Foto di Claudio Carollo

Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato: 9 Giugno 2025 14:01

Burgez chiude e i circa 200 dipendenti del fast food “più scorretto del mondo” rischiano il posto. Il tribunale di Milano ha dichiarato l’apertura della liquidazione giudiziale per la catena di hamburgherie diventata famosa per le sue campagne pubblicitarie provocatorie.

La guerrilla marketing, diventata segno di riconoscimento del brand fondato da Simone Ciaruffoli, non è bastata a salvare la società dalla mole di debiti che ne hanno messo in dubbio la sopravvivenza.

La parabola di Burgez

Fondato dal fantasioso imprenditore e scrittore con l’apertura del primo locale nel 2015 a Milano, Burgez si è allargato a Roma e a Bologna fino ad arrivare a 20 sedi in tutta Italia.

La catena di fast food ha vissuto anni di notorietà grazie alle trovate pubblicitarie politicamente scorrette che hanno fatto discutere, provocando anche ondate di indignazione.

“Il primo vero burger in Italia – si definisce il marchio – quello che ha insegnato a tutti come si fa un burger statunitense. Non ci bastava però essere i più buoni (nel gusto), volevamo anche essere i più cattivi (nella comunicazione)”.

Colonizzata la zona della movida milanese, la catena si è subito distinta per il tono ribelle dato al marchio: “Mangiare Burgez nuoce gravemente alla salute”, “Ti fa schifo? Buono, vuol dire che è nostro”, tra le provocazioni sparse su tram e cartelloni per la città, accanto allo slogan “Try not to come back if you can” (Prova a non tornare, se ci riesci).

Campagne pubblicitarie che hanno attirato anche accuse di sessismo, come il finto annuncio del 2018: “Stiamo cercando una cameriera per Burgez in via Savona. Se ci chiedete perché la maggior parte delle cassiere sono ragazze filippine vi rispondiamo perché le italiane il sabato hanno il moroso, il mercoledì hanno la palestra, la domenica la stanchezza, ecc. Italiane, svegliatevi! Il lavoro c’è, siete voi che non ci siete. Per chi avesse voglia davvero di lavorare scrivete a…”.

Nel 2021 Burgez ha scatenato le polemiche con il finto bigliettino scritto inserito nelle confezioni degli hamburger, con la richiesta d’aiuto di una presunta lavoratrice sfruttata: “Aiutami, sono una cassiera di Burgez, non mi stanno pagando da tre mesi. Fallo sapere a tutti”.

La procedura di liquidazione

Iniziative in fin dei conti riuscite, tanto da portare il fatturato della società intorno ai 10 milioni di euro subito dopo la pandemia, grazie anche alle partneship con le aziende di delivery, fino alla parabola discendente e una crisi che si è concretizzata a fine maggio 2025.

La procedura di liquidazione giudiziale stabilita dal tribunale di Milano permetterà a Burgez di scongiurare il fallimento, vendendo i beni della società per pagare i debiti.

Nella sentenza, i giudici hanno evidenziato che “ricorre il requisito di procedibilità dal momento che i debiti scaduti sono largamente superiori a 30mila euro” e che sussiste “una situazione di insolvenza dell’impresa, desumibile dalle stesse dichiarazioni confessorie contenute nel ricorso” presentato dalla stessa società.

Per il prossimo 15 ottobre è in programma l’udienza dei creditori per l’esame dello stato passivo.

L’avvocata Francesca Monica Cocco è stata nominata come curatore per “procedere immediatamente, utilizzando i più opportuni strumenti anche fotografici, alla ricognizione informale dei beni esistenti nei locali di pertinenza del debitore” per effettuare un inventario.